29.2.16

Ding!


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E niente, col copia incolla fare il pazzo è diventato troppo facile.

18.11.13

L' [invernale] Diario Estivo 7



Apro gli occhi con fatica. Guardandomi intorno mi pare di essere in un ufficio pieno di scartoffie, solo che sono steso su un letto d'ospedale e ho la flebo al braccio. A un primo sguardo il liquido che mi stanno iniettando sembrerebbe avere una consistenza inspiegabile.
L'impiegato mi sta parlando. Sembra un discorso cominciato già da un po' quando inizio a percepire le prime parole.
"...occasioni delle fasi precedenti. Ah, chiaramente solo nel caso che tu rimanga in vita, ah ah. Comunque non ti preoccupare, hai qualche possibilità. Allora funziona così: c'è questa specie di cuneo estivo in mezzo all'inverno, che noi chiamiamo "lazy hole". Bene, noi attraverso questo cuneo ti spediremo là ad affrontarLo. Ma badi bene: deve ucciderLo. Si sinceri che sia morto. Chi non c'è riuscito... beh, non vorrebbe trovarsi nei loro panni."

Lo guardo strabuzzando gli occhi.
"Beh, ma capirà sicuramente quando sarà giù. Il Taraxenalx sta già facendo effetto. Ora si prepari alla partenza."
Continuo a guardarlo esterrefatto mentre porta la mano al polso, e inizia a contare all'indietro guardando l'orologio:- "5. 4. 3. 2. 1..."
E alla fine del conto alla rovescia, prima che io possa fare domande, l'impiegato mi molla un ceffone talmente forte da farmi cadere dal lettino ed è così che dopo un breve volo mi ritrovo steso supino sulla sabbia di una arena.

Mi rialzo e mi scrollo la sabbia. L'arena è vuota.
Ho uno spadone e uno scudo. Guardo in su verso gli spalti in cerca del mio nemico.
 Sul mio scudo c'è il mio stemma: un'enorme macchia nera, rappresentante il corpo morto del Babau.
Mi trovo a urlare verso l'alto "Fatti vedere, bestia immonda! Mostra il tuo volto!".
Un suono cupo da dietro le tribune e dopo l'eco di nuovo silenzio.
"Ti ucciderò come ho fatto con lui" dico battendo la spada sull'immagine dello scudo. "Io ti sfido, dannato Belzeblh!".
Di nuovo il rumore cupo.

Da un corridoio laterale escono due file di diavoli bruniti, trasportando gonfaloni e bandiere. Avanzano cantando in coro: "Belze belze belze. Zebù Zebù Zebù!".

Li guardo fisso per un attimo.
Maledetta peperonata. Mai più prima di dormire.

Le file si fermano. Un leggero vento fa oscillare gonfaloni e stendardi.
Belzebhl senza volto si fa avanti trascinando i passi. Ha in mano una spada e non sa parlare, ma il suo non-ghigno dice "è ormai inverno, che aspetti a batterti?".
Lo credevo più forte. Tiro via la scena del combattimento con un'ellissi.

Ho mozzato la testa di Belzebhl con la mia spada. Le nuvole spariscono dal cielo e l'atmosfera si fa serena. L'estate è finita.
Figure angeliche scendono dal cielo e cominciano eteree a ballare un inno di pace:



https://www.youtube.com/watch?v=J1IT9WqI7zA




Oh. Cazzo.




























8.9.13

Il [riflessivo] Diario Estivo 6



Ho detto che la mia estate è finita, la volta scorsa, eppure il diario estivo va avanti.
Qualche mese fa ho sognato di morire.
E' una cosa piuttosto frequente nei sogni, ma quella volta è stato diverso, perchè il sogno non è finito.
C'era una sorta di febbre che mi consumava e avevo molto caldo, e quando è stato il momento di morire ne ero consapevole. Poi son morto e non vedevo più niente; cioè, vedevo solo il bianco, anzi no, il trasparente. Ed era ancora caldo.
Sono stato per un bel po' così prima di svegliarmi.

Il diario estivo va avanti nello stesso modo, oltre la morte.

Ed ora uno stinto cavallo di battaglia preso di pacca dal vecchio Diario estivo.
Il suddetto cavallo comincia con una domanda (poi ce ne saranno altre a seguire).
Ecco:

Chissà che uomo sarei se avessi frequentato di più il saggio Teo, mi chiedevo l'anno scorso e mi chiedo anche oggi. Sarei un uomo? Sarei?
Pochi insegnamenti suoi mi hanno fatto capire moltissime cose. Da pochi comportamenti, da pochi principi, ho creato mondi.
Chissà, se invece di fare quello che ho fatto avessi fatto altro, cosa sarei adesso. Chissà se leggendomi dieci volte all'anno il vangelo, attraverso ardite interpretazioni, sarei arrivato alle stesse conclusioni.
Ormai quel che è fatto è fatto, e in assenza di risposte autorevoli continuo pessimisticamente a pensare che se avessi frequentato di più il saggio Teo, avrei acquisito ogni anno come minimo il 10% di figaggine in più.

Poteva prendermi in giro il maestro, per la mia sufficienza e per le mie banalità e aveva ragione.
Era il maestro, avrebbe potuto anche ignorarmi e avrebbe avuto comunque ragione.
Ebbe ragione.

Domine non sum dignus.

Ma magari posso sforzarmi e dire più ottimisticamente che quel poco era quello che mi bastava, o meglio che le uniche cose che ho sentito sono quelle che ho voluto sentire e sarebbero state in ogni caso quelle (come col vangelo ecc. ecc.). O meglio ancora potrei dire che con qualcosa in più il saggio Teo mi avrebbe portato fuori strada e ora sarei una persona peggiore.

Ma ora basta: la realtà è quello che è. Farsi tali domande è come chiedersi se è esiste Dio:
esiste Dio? solo Dio può saperlo.

Ora però vado. Vado veramente eh.








3.9.13

Il [semplice] Diario Estivo 5



Già, dov'eri finita?
L'ultima volta che ti ho vista eri sparsa nel bianco. Tanto che "vista" non sembra essere il verbo più opportuno. Oggi che è la mia estate ad essere finita mi chiedo se veramente esisti  al di fuori di qui.
Me lo chiedo: esisti veramente al di fuori di qui?
Forse no. Le tue splendide qualità sono una media tra il tuo mondo e questo mondo qui, che del resto è anche il mio.
Quale delle due sia veramente tu non mi è dato sapere.
Se quella di là nel mondo reale o quella che si librava nell'aria, staccata di diversi anni luce da ogni realtà plausibile.

(   ): di te mi son fatto l'idea che se ti concentri sulla totalità finisci per perdere il respiro.
Molto meglio concentrarsi sui particolari. Il particolare è di questo mondo, il generale è prerogativa oltreumana; meglio non pensarci.
Forse solo il saggio Teo avrebbe avuto una spiegazione per me.

E poi nel mezzo del caldo c'è stato qualche sprazzo di realtà che mi ha spiazzato e ho iniziato a connettere i due mondi, tanto che ho finito per confondermi e non capirci più molto.
Tutt'ora ho il dubbio di aver sognato, un po' come accade per certi ricordi sotto la soglia di coscienza dei quattro anni.
Ho sognato anche un tramonto Antartico, che -penso non casualmente- è sempre qualcosa che non so se esista. Esiste il tramonto in Antartide?

Ripartiamo da capo, ripensiamo a cose semplici, atteniamoci a pochi particolari. Noi chi?
Noi, io, te, chiunque.
Guardando solo ai particolari non sembriamo disegni tanto complessi.

Prendiamo ad esempio Ramona e prendiamo Puzzle Bubble: quella sera dei fuochi non dissi niente a Ramona di quanto c'ero rimasto male. Stetti zitto e basta. Solo a fine serata mi disse che le ero sembrato un po' strano e io negai anche quello, e mentre lo facevo due distinte fazioni si fronteggiavano a colpi di mitra nella mia testa e io portavo con me delle bombe a mano e sequestravo l'ufficio del turismo a Bologna.

Era la paura di sbagliare inaspettatamente che mi portava a sbagliare apposta, l'ho capito giocando a Puzzle Bubble e ho capito come affrontare questa paura.
Puzzle Bubble è un universo piccolo ed è anche il mio maestro di vita. P.B. dice anche: "Sii umile, tu puoi prendere lezioni da chiunque, sappi questo".

Questo è tutto quello che sono.
Sulla mia lapide si scriva solo "Qui giace Pizzaballa, splendido giocatore di Puzzle Bubble".


Non so se riuscirò a vedere mai il tuo disegno completo, (    ).
Intanto arrivederci.

7.8.13

Il [terroristico] Diario Estivo 4




Siamo nel 2013 è vero. A volte me ne ricordo.

Dopo un inizio così pomposo qualcuno dovrebbe prendersi la briga di spararmi. Almeno di farlo in tempo, prima che ricominci a parlare di Ramona. Di quella volta che uscii pazzo a causa sua, proprio come Condor. Niente, troppo tardi.

Fu Ramona ad abbandonarmi. Fosse stato il contrario probabilmente non sarebbe mai entrata in queste pagine. Evidentemente nei ricordi sconvolgenti non c'è posto per chi soccombe.
Fu lei ad abbandonarmi, non io.
Questo almeno se vogliamo attenerci ai fatti, ma diciamoci la verità, se un terzo avesse osservato le cose da fuori avrebbe di certo trovato grandi responsabilità da parte mia. Questo terzo ficcanaso mi avrebbe anche definito un "sabotatore interno".
Sentite:

Era novembre e portavo una sciarpa rossa.
Al telefono Ramona disse: "Non mi aspettavo una cosa del genere da te. Sei tu quel folle di cui parlano al telegiornale?"
Mi ero barricato nell'ufficio del turismo di Bologna con una pistola, due fucili a pompa e 4 bombe a mano, pronto a far saltare in aria tutto se mi avessero catturato. Non ero molto esperto di esplosivi allora e di certo con delle bombe a mano non si poteva far saltare in aria un palazzo.
Non ne sono esperto nemmeno ora, non ho la minima idea di quello che può fare una bomba a mano.
Ero pronto a tutto.
Non ricordo esattamente perchè la mia reazione fu questa, ricordo che ero andato a chiedere informazioni su alcuni monumenti della città, ma poi si sa le cose degenerano.
La polizia parlava col megafono fuori dall'edificio. "Non faccia stupidaggini, esca dall'edificio con le mani sopra la testa". (o almeno credo, che ne so io delle tattiche della polizia?).
Mandarono un ambasciatore a trattare.
La polizia aspettò col fiato sospeso per 10 minuti. Il messo uscì con la faccia perplessa e si avvicinò in silenzio. "Vuole parlare con Ramona" disse alla fine.
I poliziotti si guardarono in faccia.
La telefonata era pronta mezz'ora dopo. "Ecco, Signor Pizzaballa, abbiamo la telefonata. C'è Ramona in linea, come da lei richiesto. Ora liberi il primo ostaggio! Una sola domanda, ma perchè ha fatto telefonare a noi, lei non aveva un cellulare?"

Ci pensai un attimo e in effetti aveva ragione.
La misero in viva voce e amplificata.
"Pier Pippo, sei tu?"
Sentire la sua voce in un'occasione del genere mi fece quasi commuovere.

"Non mi aspettavo una cosa del genere da te. Quindi sei tu quel folle di cui parlano al telegiornale?"
"Ramona io... "
"Perchè lo stai facendo?"
"Ramona perchè sei voluta andare a vedere i fuochi d'artificio di C. senza avvisarmi?"
"Pier Pippo ti ho detto mille volte che non sono andata ai fuochi quella sera, ma che sono a rimasta alla cena di famiglia"
"Potevi venire dopo cena e.."
"No. No, ancora con sta storia? Quella sera ho cercato di telefonarti ma avevi il cellulare spento, ricordi? Allora ho chiamato a casa tua per vedere dov'eri finito e tua madre mi ha risposto che erano ore che stavi nella tua camera da letto a fissare le pareti ripetendo che io ti avevo abbandonato"
"..."
"Io così non ce la faccio. Devi darmi una tregua, ok? Dai, torna a casa, vediamo di sistemare le cose."

Dalla finestra del palazzo i poliziotti videro sventolare una piccola bandiera bianca. Dopo pochi minuti tutti gli ostaggi uscirono dell'edificio e poi uscii io
con le mani sopra la testa.

Un mese dopo Ramona mi abbandonò.

Ora siamo nel 2013. Belzèbhl nerovolto entra ed esce dai miei sogni e mi terrorizza  e mi atterrisce, e tortura con le sue apparizioni improvvise d'ombra, la mia rarefatta tranquillità.
Ma ieri sera ho fatto un sogno vuoto. Non c'ero io nel sogno ma solo il bianco più splendente.
Io che nel sogno non ci sono, ma che non posso fare a meno di esserci, limito con l'occhio semi serrato una piccola porzione di spazio, e tre le pieghe delle palpebre isolo una minima misura di vuoto. Una vertigine bianca dagli effetti similari a un mancamento o ancor meglio ad un breve attacco d'asma.

Ciao (   )! dove diavolo eri finita?






29.7.13

Il [pazzo] Diario Estivo 3


Dai Pizza! Raccontaci una storia!

"Raccontaci una storia". Fosse facile dico io. E' un fottuto campo minato là fuori.

Perchè? Ma come perchè? Allora non mi ero spiegato bene: fuori, signori, ci sono i mostri!
Ogni passo è falso. Straparlare come se in mezzo non ci fossero state mille altre cose non si può. D'altro canto, spogliare ogni frase di ogni intenzione è impraticabile. Dovrei essere una noce. O un'amaca. O uno stendipanni. Io uno stendipanni non lo sono. Penso che non potrò mai esserlo.

Farò un po' così buonamente -via!- cercando di passare inosservato.
Parliamo di Massimiliano, Massimiliano detto "Condor".
Un ragazzo tranquillo che abitava al mio paese. Un ragazzo che aveva svariati punti in comuni con me.
Lo chiamavano Condor da quando aveva 12 anni. Lo chiamavano così perchè già allora nessuno aveva dei dubbi sul fatto che come specie, la sua sarebbe durata poco.
Fu un ragazzo mansueto fino ai 30 anni, strambo ma mansueto.
Poi a quell'età, Condor uscì pazzo per una qualche faccenda, credo amorosa, o per qualche altro dolore qualsiasi. Per Condor un dolore solo bastava. Anzi, uno era anche troppo.
Sparì da casa e lo ritrovarono in un fosso dopo giorni di ricerche più stupite che affannose, mezzo denutrito e ricoperto di feci; probabilmente le sue, povero Condor.
Lo condussero in un centro di cura, o come diavolo si chiamano i manicomi di oggi.
Nella scheda di Condor si leggeva: "soffre di allucinazioni e presenta un persistente tic nervoso agli occhi per il quale si suggerisce una robusta cura a base di aloperidolo. Il soggetto non è pericoloso ma presenta marcate tendenze sudice. Da tenere d'occhio".
Avevano scritto proprio così "tendenze sudice", al posto di "suicide".
Neanche morire glielo lasciavano fare in modo pulito.

Quelli che mi hanno riferito della sua cartella clinica poi, secondo me manco lo sapevano cosa c'era scritto. Se lo sono un po' inventati, che mica si scrive così una cartella clinica.
Del particolare di "sudice" però ne erano sicuri. Di quello se ne ricordavano bene, forse perchè li aveva fatti molto ridere.
Per il resto non è che si sappia molto altro di lui, ma ho sempre pensato che io e Condor qualche punto in comune ce l'avessimo.
Anche io un tempo volevo farmi di aloperidolo; anche io per qualche tempo uscii pazzo.

Fu a causa di Ramona. Sì sì.
Ramona.

Ma che cazzo, siamo nel 2013. Suvvia.